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Il Principio di Archimede - Presentazione

Il Principio di Archimede

Metà degli anni cinquanta. Un giovane fotoreporter di una provincia ligure s’imbarca come allievo ufficiale di macchina su un cargo che trasporta carbone dagli Stati Uniti all’Italia lungo la rotta atlantica. L’idea di trarre profitto dal mestiere di navigante per ampliare l’orizzonte delle sue prospettive professionali si rivela in breve di difficile attuazione. Turni massacranti di lavoro, un oceano che mette a dura prova tanto la resistenza delle precarie strutture del cargo, quanto i nervi dell’equipaggio, lo svuotano di ogni energia positiva. Un primo tentativo di reportage sulla base militare di Ceuta nel Marocco spagnolo dà il via a uno scontro ideologico con il capitano, ligure anche lui, che si fa incandescente nel corso della traversata.

Questa situazione matura durante le cene alla mensa ufficiali dove l’allievo, nell’intento di raccogliere consensi e simpatie, racconta di alcune sue esperienze giornalistiche - il suicidio di due donne - che, per le implicazioni morali, l’avevano indotto ad imbarcarsi. Ma uno dei casi, giudicato alla fine come omicidio, imprimerà una svolta alla vicenda connettendosi, quasi fatalmente, ad un altro caso di probabile suicidio-omicidio cui l’allievo era stato testimone non visto, in un paese della Lunigiana dove anche il capitano era sfollato durante il periodo bellico. Coincidenze, rancori fondati (la nave ha impianti obsoleti e insicuri, il comandante si rivela inadeguato ai suoi compiti e compromesso con gli interessi dell’armatore), suggestioni della memoria, stati allucinatori, alimentano nell’allievo il dubbio che la figura che una notte spinse dall’alto di un muraglione sull’asfalto sottostante una donna, sia proprio quella del capitano che ora, forse, sospetta anche di essere sospettato.

La storia finisce bene perché, come tutte le storie di formazione, non poteva essere altrimenti. Con il viaggio per mare l’allievo di macchina ha liberato il proprio spirito dalle facili illusioni (la meta-narrazione prende il posto dell’avventura reale), lo sguardo fotografico da pregiudizi (l’apparenza della maschera ­– tutti hanno qualcosa da nascondere o da svelare, lui compreso), e anche il suo sistema di valori, alla fine, avrà meno incrostazioni ideologiche. Unico personaggio a tutto tondo (lo stesso capitano, pur nella sua concretezza storica, agisce come figura d’ombra), l’allievo di macchina sta al centro di una vicenda sospesa tra mare e terra, superficie e profondità, volontà e destino.


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